Carta bianca.
Panico.
Quasi come uno scrittore, che entra in crisi quando arriva il momento di scrivere le prime righe di una nuova opera, lo stesso panico da ‘e mo’?!?’ mi è preso quando ho scoperto il tema della nuova sfida MTC.
Questo mese, Greta De Meo, che ha strabiliato tutti con la sua bravura nel creare un cocktail in formato da mangiare nella sfida MTC di inizio anno, ci ha lasciato carta bianca.
MTC70 significa affumicatura casalinga, spiegata da Greta alla perfezione qui e qua.
Affumicare in casa la qualunque e crearci un piatto intorno.
Spaziando dal dolce al salato, dal primo, al secondo, al dolce.
Avete mai mangiato un dolce affumicato? Io, a dir la verità, ne ho assaggiati di bruciati, ma di affumicati e basta, mai prima d’ora. Ma ho visto cose, tra i miei amici sfidanti, che mi stuzzicano molti appetiti. Vi consiglio di andare a vedere cosa si sono inventati quei geniacci in casa MTC.
Per quanto mi riguarda, queste settimane sono trascorse tra mille sentimenti.
Innanzitutto la curiosità di provare questa tecnica per me assolutamente nuova e a cui mai prima d’ora avevo nemmeno pensato. Poi l’incertezza perenne di cosa inventarmi: mi veniva in mente qualcosa da affumicare, ma non riuscivo a trovare il piatto da realizzare intorno.
Poi la mancanza materiale di tempo a disposizione, cosa strana per una che riesce a riempirsi la vita di mila cose da fare.
Alla fine, mi sono decisa. Son partita con un’idea e ne ho realizzata tutta un’altra. Tutto sotto controllo.
E così in un pomeriggio rubato, tra un ripasso di storia assistito e uno di geografia, mi sono messa ai fornelli.
Di sicuro so che ho affumicato cucina, capelli e vestiti. E ho pure carbonizzato il sottopentola in quella mezz’ora che ha sorretto l’incandescente scrigno di fumo.
Per il resto, l’ispirazione mi ha portato a creare un piatto che mi ha dato tanta soddisfazione.
I pargoli se lo sono quasi litigato.
Oltre alla cucina, anche i gamberi sono stati avvolti da un fumo che ha dato un gusto più deciso al loro solito sapore tendente al dolce e la marinatura li ha resi morbidi e gustosi.
Sinceramente, mi aspettavo però che le foglie di kaffir, così profumate, lasciassero la loro impronta sui gamberi, ma una volta affumicate hanno perso tutto il loro agrumato. A sopperire alla perdita è arrivata in soccorso una semplicissima salsa all’arancia, che grazie al frullino montalatte, è venuta di una consistenza setosa e morbida, che ha completato il piatto alla perfezione.
Qui sotto vi spiego come ho fatto.
Porzioni |
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- 1 pugno di riso
- 10 foglie di kaffir (foglie di lime essiccate)
- 2 g di tè nero
- 1 cucchiaino di zucchero
- 1 foglio di alluminio
- 12 gamberi
- 1 lime
- olio extravergine di oliva
- pepe di sichuan
- 2 cm di radice di zenzero
- 1 cucchiaio di vino bianco
- metà arancia spremuta
- cuori di radicchi freschi
- sale
Ingredienti
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- Pulire i gamberi, togliendone la testa, poi condirli con il succo di lime, il pepe di sichuan macinato e un filo d’olio. Lasciare marinare in frigorifero per un’ora.
- Per l’affumicatura, preparare una pentola capiente che possa contenere il cestello della cottura a vapore, e posare un foglio di carta di alluminio sul fondo, per proteggerla durante il procedimento.
- Versare il riso (che viene utilizzato perché trattiene il calore), il tè, le foglie di kaffir (reperibili nei negozi di cibo etnico) e lo zucchero.
- Chiudere con un coperchio che sigilli bene la pentola e metterla su fuoco alto, per 10 minuti, il tempo per riempirla di fumo.
- Preparare il cestello con i gamberi marinati e scolati dal liquido, e inserirlo nella pentola con un movimento veloce, in modo da far fuoriuscire meno fumo possibile. Se ne fosse fuoriuscito molto, rimettere la pentola sul fuoco quel poco che basta per riempirla di nuovo di fumo, poi toglierla dal fuoco e lasciar affumicare i gamberi per mezz’ora.
- In una padella antiaderente, far soffriggere in un filo di olio lo zenzero grattugiato, aggiungere i gamberi e scottarli velocemente, un paio di minuti per parte, sfumandoli con del vino bianco.
- Preparare la salsa all’arancia, emulsionando il succo con pari quantità di olio e aggiustando di sale. Per ottenere un’emulsione finissima, ho utilizzato il frullino per montare il latte (quello della nota catena svedese di mobili fai da te).
- Servire i gamberi, versando la salsa a filo e accompagnando con dei cuori di radicchi freschi.
2 Comments
Ciao Gaia 🙂
26 Febbraio 2018 at 15:52Si purtroppo le foglie perdono riscaldandosi i loro profumi, soprattutto non si comportano come in una padella con umidità e grassi. Affumico spesso anche io i crostacei, veramente credo di aver affumicato quasi tutti gli ingredienti reperibili nella mia città 😀 se dovesse tornarti la voglia di provare, aggiungi più tè e sguscia i gamberi, altrimenti il gusto del fumo viene via con i carapaci 😉
Grazie per i consigli! Devo dire comunque che anche con il guscio, i gamberi sono risultati affumicati bene. Forse grazie al fatto che erano senza testa?
27 Febbraio 2018 at 9:56