Vi sembrerà strano, visto quanto poco riesco ad affacciarmi su questi schermi, ma quest’anno passo in cucina molto più tempo degli ultimi anni… incredibile ma vero.
Il merito è tutto di Lenticchia, che ha deciso di cambiare sport e che invece dell’impegno di tre volte a settimana per due ore, con rientro in casa alle 20.15, si limita a frequentare una scuola di danza contemporanea, con due semplici lezioni di 1 ora a metà pomeriggio.
Non mi sembra vero.
Capita di rientrare a casa che sono le 17,30!! Non so se mi capite..: voglio dire non ci sono più, in genere, pomeriggi che arrivi trafelato e dopo un quarto d’ora tutti si aspettano di sedersi a tavola davanti a qualcosa di buono…!
Sono le 17.30 e ci si mette in cucina. Ci. Cioè io e Lenticchia. A ….studiare.
Si, perché il grembiulino che avevo messo in bella mostra diversi anni fa, ormai non lo usa più.
Non fatemici pensare troppo, che ancora non mi ci sono abituata…. ma la Lenticchia, quest’anno è di nuovo in prima. Ma media, questa volta… o_O
Dicevo, che ci mettiamo in cucina. Ma poi mi fermo lì. In realtà, fintanto che c’è da fare i compiti scritti, un po’ di libertà me la concede.. e allora basta la presenza nei paraggi e così stiro, oppure inforco gli occhialini e taglio le cipolle per il soffritto, oppure stendo i panni. Ma se c’è da studiare.. niente. Non riesco a fare niente in confronto a quanto vorrei.
Però tra un Teodorico e una latitudine, una molecola e la proprietà invariantiva, ci metto magari il doppio del tempo necessario, ma poi a cena almeno una-cosa-buona-una riesco a farla!
E ultimamente le cose buone che ho fatto sono state merito dei consigli della mia cara Juls. Un portento di semplicità, simpatia, gentilezza e autenticità. Che ho riabbracciato, insieme a Lenticchia, quando ha fatto un ‘cooking show’ in occasione della Fiera di Firenze, e ha preparato tre ricettine prese dal suo ultimo libro!
Non mi era mai capitato di rifare così velocemente tante ricette prese da uno stesso libro!
Il fatto è che sono tutte molto semplici e al tempo stesso gustose e poi ci sono le foto, fatte da Giulia, che sono decisamente invitanti!
Niente rispetto a quelle del collage qui sotto, scattate dalla sottoscritta con il cellulare, per immortalare solo alcune delle ricette provate fino ad ora e apprezzate da tutti!
Più sotto ancora, invece, la pasta con il pesto di cavolo nero.
La ricetta proviene sempre da lì: il libro di Giulia. Ma confesso che la voglia di farla me l’ha fatta venire la mia amica Simonetta, a cui ho parlato così tanto di Juls, che alla fine mi ha accompagnato allo ‘show cooking’ e si è appassionata alla questione ancora più di me!
Questa versione però, invece della pancetta, usa il Tarese: una recente scoperta che mi ha fatto apprezzare la Simonetta di cui sopra, complice uno spacciatore d’eccezione che ce l’ha portata direttamente dalla zona di origine.
Ma che è il (o la) Tarese?
Trattasi di una particolare pancetta di dimensioni molto più grandi del solito, che è tipica della zona del Valdarno ed è stata inserita tra i presidi SlowFood.
La sua particolarità sta, oltre che nel taglio, anche nella salatura che viene arricchita di profumi di aglio, pepe, ginepro, scorza d’arancia che la rendono davvero prelibata….
Ma ecco la ricetta.
Le dosi che vi riporto sono dimezzate rispetto a quelle indicate da Juls, da cui se ne ricavano due vasetti, ma vanno benissimo per 4-5 persone
Pasta al pesto di cavolo nero con tarese
250 g di cavolo nero
75 g di mandorle
60 g di pecorino toscano stagionato e grattugiato
mezzo spicchio di aglio
sale
olio extravergine di oliva
30 g di tarese (un paio di enormi fette)
Lava bene il cavolo nero e togli la costola centrale, sfilando le foglie. Fallo cuocere per una mezz’ora in acqua bollente salata, poi scolalo, strizzalo e fallo freddare.
Grattugia il formaggio.
Taglia a listarelle il cavolo, poi tritalo con un tritatutto o un frullatore insieme alle mandorle e all’olio.
Aggiungi olio in abbondanza, in modo da amalgamare gli ingredienti.
Alla fine unisci il pecorino e sala, se ce n’è bisogno.
Cuoci la pasta, e prima di scolala ricordati di recuperare un po’ di acqua di cottura, bella amidosa, per stemperare il pesto e renderlo ancora più cremoso.
Condisci con il pesto e aggiungi le fette di tarese, tagliate a listarelle e saltate in padella per renderle croccanti.
Il loro profumo, il gusto delicato e la loro consistenza si sposano alla perfezione con questo pesto!
English version
Tuscan kale pesto
250 g Tuscan kale
75 g almonds
60 g grated well aged Tuscan pecorino (hard cheese made from sheep milk)
half garlic clove
salt
extravirgin olive oil
30 g tarese (a special kind on bacon made in the Valdarno region of Tuscany)
Wash and rinse well the Tuscan kale, then remove the central hard line. In a pan, bring salted water to boil, then cook for about 30 minutes. Drain the kale, squeeze it and let it cool.
Grate the hard cheese.
Cut the kale in sticks, then chop it and but in a mixer with almonds and oil. Add oil with no hesitation, so you can mix well all the ingredients.
At least, add the grated Tuscan pecorino and season with salt, if necessary.
Boil the pasta and remember to set aside a cup of the water you cooked pasta in, to dilute the pesto and help it become a cream.
Prepare the tarese: cut it in sticks and stir fry it in a non-stick pan, to have a crunchy texture.
Season the pasta with the kale pesto and add the tarese sticks.
Enjoy.
10 Comments
I’m not sure that I can get from London to Valdarno in time for dinner. What can I use instead of Tarese? Prosciutto crudo? Or normal English bacon? We have a load of cavolo nero growing on the allotment and I’m looking forward to trying this new recipe.
12 Novembre 2014 at 20:39You won’t believe me, but Leo’s sister is in London by now for a few days.. If only I could have posted before, you would have had Tarese on your table for dinner!
12 Novembre 2014 at 22:09Use bacon instead, it should make the job!
baci
pensa a me, che ce n’ho due alle medie, e con la grande siamo ad organizzarci per gli open day delle SUPERIORI! tanta roba!
12 Novembre 2014 at 21:29comunque è bellino quando crescono…
il libro della juls ce l’ho anch’io, e anch’io ho visto tante ricettine carine da sperimentare, anche in versione GF.
questo pestoè davvero invitante, e pensando che sono sempre piena di cavolo nero che ci fornisce il nostro pusher del GAS, è l’ora di provarlo.
bellissimo, e le foto… altro che cellulare!
Gaia, ti penso. o_0
12 Novembre 2014 at 22:10Si, si è bellino, ma sempre più faticoso, a volte!
baci
Vabbè, io son fuori quota… il mio fa il primo anno anche lui, sì, ma dell’università.
Gaia, ma le farine si ordinano quest’anno?
Il pesto di cavolo nero l’ho fatto anch’io, ma il Tarese non lo conoscevo. Sai dove si trova?
13 Novembre 2014 at 8:45O Lucia, già all’università?!?
Per le farine, come non ordinarle? Intanto faccio un censimento in dispensa e poi ti faccio sapere!
Infine, il Tarese. Dice che a volte compare alla Coop di piazza Leopoldo (ma immagino che copmaia anche alla nostra Cooppettina di lusso)… sennò qualche alimentari gourmet?
😉
15 Novembre 2014 at 9:00buon fine settimana!
Eeehhh, sennò cosa invecchio a fare io? Che almeno cresca lui!
17 Novembre 2014 at 10:57Ok, per le farine aspetto una risposta da te, ché il panettone mi chiama di già… 🙂
Io sono ancora alle elementari ( pardon…….. alle primarie !), in seconda, e per fortuna i compiti in cucina, tra la bilancia e uno sbuffo di farina, sono cosa solo del sabato pomeriggio. Per ora gli altri giorni si legge e si ripetono velocemente le prime regoline di grammatica: un bel ripasso!
14 Novembre 2014 at 21:26Claudette
Bei tempi, Claudette, le elementari (nostre) e la seconda elementare.
15 Novembre 2014 at 9:02Fagiolino quest’anno è in terza e tocca studiare un po’ (per ora poco) anche durante la settimana. Ma lì lo scoglio duro è riuscire a fargli ricordare di riportare i libri/quaderni che servono a casa!
😉
buon fine settimana!
Ecco infatti… anche qui il problema è lo stesso: i quaderni lasciati a scuola (“tanto, mamma, ho già capito tutto…”)
18 Novembre 2014 at 22:07C.