Se avete letto bene in fondo alla colonna di destra, qui a fianco, c’è scritto: QUESTO BLOG NON RAPPRESENTA UNA TESTATA GIORNALISTICA, IN QUANTO VIENE AGGIORNATO SENZA ALCUNA PERIODICITÀ
Magari ve ne eravate pure accorti… Ecco, diciamo che sono un po’ indaffarata..
Se penso che ormai è passato un mese e non ho ancora scritto niente della mia vacanza alle Strade della Mozzarella, quasi non ci credo.
Ci sarei voluta andare anno scorso, ma poi i fatti della vita non me lo hanno permesso. Quest’anno, quindi, ne avevo una gran voglia e, per fortuna, non avevo scuse!
In autunno ero stata invitata a partecipare al contest associato alla manifestazione de Le Strade.
Vi ricordate le tartellette di finta carbonara e i campotti con pomodoro, mozzarella e qualcos’altro che avevo fatto intorno a dicembre?
E quindi il mio desiderio di essere presente era decisamente pure più grande di anno scorso. Era l’occasione per vivere un’esperienza di cui mi sentivo di far parte e magari anche l’occasione per assaggiare qualcosa di bianco e succoso: la mozzarella di bufala (quella buona).
Le Strade della Mozzarella, per chi non lo sapesse, sono una ‘due giorni’ intensa di incontri e presentazioni in cui chef stellati e non, ma comunque di gran prestigio, presentano ricette create appositamente per l’evento che hanno lo scopo di valorizzare la mozzarella (e la ricotta) di bufala.
Il congresso è organizzato dal Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana DOP e quest’anno il tema è stato semplice e difficile allo stesso tempo: Pasta, mozzarella e pummarola: un viaggio essenziale.
Durante la manifestazione, gli chef si susseguono ad un ritmo incalzante e in contemporanea nelle tre sale dedicate agli ‘show cooking’, che sono tanto affollati quanto interessanti (a tal punto che mi pareva di essere tornata all’Università a forza di prendere appunti)!
Ovviamente la manifestazione è a Paestum, nel cuore della zona di produzione della mozzarella di bufala cilentana.
Per arrivarci bisogna passare da Napoli.
E io Napoli non l’avevo mai visitata.
Così dopo aver chiesto informazioni e dritte alle mie amiche ‘campane’ Valentina, Maria, Antonia e Lydia (anzi, dopo averle tartassate di mail) ho marciato come un soldato per godere al massimo di cinque ore partenopee.
Le mete sono state:
– Pizza napoletana da Ciro Salvo dei 50 kalò (dove ho scoperto che la vera pizza napoletana si scioglie in bocca, ha il cornicione bucato e dopo un’ora ne mangeresti subito un’altra)
– Lungomare di Chiaia, davanti ad un mare azzurro, in una domenica di sole primaverile
– Castel dell’Ovo
– Piazza del Plebiscito
– Il Maschio Angioino
– Sfogliatelle, babà, zeppole, ecc. da Mary alla Galleria Umberto I (davanti alla cui mini vetrina ho indugiato parecchio prima di decidermi a scegliere. E ne ho scelte così tante che ci ho poi fatto cena!)
– La metro alla stazione Toledo, che con i suoi mosaici e giochi di luce mi ha incantato
– Le sfogliatelle calde di Attanasio, da cui sono arrivata volando, con armi e bagagli tra un treno e l’altro (e decisamente la corsa che ho fatto è stata degnamente ricompensata da un ripieno di ricotta e canditi che si scioglieva in bocca)!
Il mare.
I templi (raggiunti correndo di corsa la mattina prima dell’avvio delle Strade della Mozzarella, per smaltire pregresso e futuro).
L’hotel Savoy che ti accoglie con la musica in sottofondo, il sorriso di Bruna e una piscina da sogno.
E le Strade della Mozzarella hanno avuto inizio.
E’ stata un’esperienza incredibile.
Ho incontrato tanti volti di amici che bazzicano questo mondo virtuale, che a volte appaiono in carne e ossa (Antonia, Maria, Teresa, Valentina, Enrico, Cristina, Stefano, Ada) e sono stata circondata da chef che hanno dato il cuore e la mente per elaborare piatti molto emozionant‘.
Purtroppo non sono riuscita a seguire tutti quelli che avrei voluto vedere all’opera, ma sono rimasta affascinata da Cristina Bowerman e i suoi ziti farciti, da Pino Cuttaia, da Rosanna Marziale, da Francesco Apreda (che è pure un bel vedere), dal giovane belga Kobe Desramaults (che è stata una vera rivelazione e di cui sono felice di aver assaggiato le opere, visto che il suo ristorante in Belgio non è proprio dietro l’angolo) e dal grande Giacchino (alias Jacques Genin, il famoso pasticcere che avevo visitato a Parigi a febbraio), che però ha presentato due preparazioni più tendenti al salato che al dolce, contrariamente a quanto mi aspettassi.
Chi mi sono persa: Matias Perdomo. Massimo Bottura. Piergiorgio Parini. Tanto per dirne solo tre. Mannaggissima.
E mi sono pure persa la serata finale con Pizza e Champagne, con i più grandi pizzaioli di Napoli: Franco Pepe, Gino Sorbillo, Ciro Salvo, Enzo Coccia, Salvatore Salvo.
L’unica consolazione è stata quella di averli visti schierati tutti insieme a parlare di pizza, farina, lavoro, studio e consapevolezza la mattina al congresso.
Il prossimo anno, spero proprio di tornarci. Qualcuno si unisce a me?
2 Comments
Mi unisco io, che adoro la mozzarella da quando ero piccina (tanto tempo fa) e che non ho nessuna periodicità nell'aggiornamento del blog, perchè – come te, come tante – sono anch'io un po' indaffarata. (una volta riuscivo a fare molte, molte più cose… sarà l'età!)
13 Maggio 2015 at 20:05Claudette
Davvero bella Napoli! Complimenti per il bel tour. Imperdibile anche la zona limitrofa: da Pompei a Paestum, insomma la classica gita scolastica!!
30 Maggio 2015 at 16:06