Che la cucina sia una passione per me, ormai lo sanno più o meno tutti quelli che mi conoscono.
Ovviamente, anche chi, suo malgrado, deve trascorrermi accanto un tempo variabile tra le 6 e le 9 ore al giorno: i colleghi d’ufficio.
E così, quando qualcuno torna dalle vacanze, c’è la rituale saga delle domande: chi chiede cosa ha visto, chi chiede cosa ha fatto e chi chiede (una a caso) cosa ha mangiato.
🙂
Anno scorso, Matteo aveva trascorso una settimana in Romania.
Alla mia domanda di rito la risposta fu: covrigi.
Prima di capire come si pronunciava e come si scriveva c’ho messo un paio di giorni di enormi sforzi mentali. Ma quando mi sono fatta spiegare cosa fossero e quando ho scoperto che c’erano di mezzo lievito e farina, il povero Matteo si è dovuto subire domande inquisitorie sulla consistenza, il sapore, la forma, le varianti, le origini, ecc. ecc.
Ormai il danno era stato fatto. E io dovevo assolutamente trovare la ricetta.
Le ricerche in rete non hanno dato i frutti sperati: ogni foto trovata e passata al suo vaglio non rappresentava bene ciò che lui aveva assaggiato.
La storia si stava trasformando in sfida quando mi si è illuminata la lampadina.
La soluzione l’avrei trovata a scuola!
Infatti, per fortuna i tempi cambiano. Quando andavo a scuola io, si sentiva parlare solo fiorentino.
I legumini, invece, pur sentendo parlare ancora tanto fiorentino, vivono una realtà multietnica (ed è così buffo sentire la c aspirata provenire dalle labbra di chi ha la pelle un po’ più scura!!) .
E la scuola pubblica che frequentano, da anni, ha progetti di integrazione che coinvolgono i genitori che non sono nati in Italia, per far conoscere ai bambini della classe quali sono le tradizioni, le fiabe, i vestiti e il CIBO delle loro case!
Un modo intelligente e coinvolgente che fa avvicinare anche le mamme, che poi si scambiano le ricette…
In 6 anni di scuola, abbiamo scoperto come si mangia in Cina, in Senegal, in Giappone, in Marocco, negli Stati Uniti e…. in Romania!!
Ecco la mia lampadina! Ho subito telefonato a Tatiana, la mamma di un compagno di Fagiolino, che si è perfino emozionata al ricordo dei covrigi fatti in casa sua e si è fatta in 4 per potermi procurare la ricetta che usa la sua mamma per fare questi snack a metà tra il dolce e il salato, che si vendono anche per strada come da noi si fa con la trippa o il lampredotto, e che hanno mille varianti (con semi di papavero, con noci, più o meno dolci, più o meno salati) a seconda della regione di provenienza.
Perchè mi decido solo ora a farveli vedere?
Tatiana mi ha svelato che a casa sua si preparano per il periodo di Pasqua…..
Tra le tre varianti che mi ha dato, quelli che ho provato sono con i semi di papavero, che donano all’impasto dolce e burroso del pane, un aroma decisamente particolare, che è piaciuto a tutti, Matteo compreso.
Servono:
1 kg di farina
200 gr di zucchero
200 ml di latte (più altro se l’impasto fosse troppo duro: io ne ho aggiunti ancora una decina di cucchiai)
200 gr di burro fuso
15 gr di lievito di birra
2 uova
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
un pizzico di sale
semi di papavero
In poco latte tiepido si fa sciogliere il lievito di birra, nel restante si cerca di sciogliere lo zucchero.
Si aggiungono i tuorli e il pizzico di sale e si impasta il tutto con la farina. L’impasto rimarrà ancora piuttosto asciutto, per cui se ce n’è bisogno potete aggiungere il latte (come ho fatto io) fino a che l’impasto diventa gestibile. Si impasta per 5-7 minuti e poi si aggiunge un po’ alla volta il burro fuso e raffreddato.
Si impasta ancora fino ad ottenere un panetto liscio. Si ricopre con pellicola e si lascia riposare per una mezz’oretta.
A questo punto si può procedere alla formatura.
Io ho fatto delle specie di breetzel, facendo prima un cordoncino lungo una trentina di cm, poi avvitandolo al centro, e sigillando le estremità nella parte in basso del bretzel.
Magari dalle foto si capisce di più che dalla mia spiegazione..!
Le forme si spennellano con l’albume avanzato e poi si cospargono dei semi di papavero.
Si infornano a 180° fino a doratura.
PS. conservati in un sacchetto di carta, il giorno dopo e quello dopo ancora sono ancora più buoni!
😉
16 Comments
Questi progetti scolastici di multiculturalità sono fantastici. Ed è proprio bello che la tua amica abbia voluto condividere questa fantastica ricetta con tutti noi! Evviva la scuola (quando funziona!)
12 Aprile 2012 at 7:34Brava Gaia!Io li adoro, anche mia figlia.E vero la ricetta cambia da regione a regione.Da noi si fanno prima sbollentare e poi si mettono nel forno.E viva la multiculturalità!
12 Aprile 2012 at 8:56Ma dopo la formatura non vanno fatti lievitare?
12 Aprile 2012 at 9:26Ciao Gaia!
C'è niente di più bello che conoscere e condividere?
12 Aprile 2012 at 10:38Grazie 🙂
@Stefania
E' proprio vero. E mi sono accorta che la scusa del cibo fa approcciare le mamme, che poi si scambiano ricette e da lì, poi si prosegue..
@Lilly
grazie di essere passata! Ho cercato la tua versione, a casa tua, ma non l'ho trovata.. quando la pubblichi, ci avvisi?!?! sono curiosissima di provarci!
@perla
la ricetta è proprio così. mezz'ora di riposo e via. In effetti non lievitano molto, ma Tatiana, che li ha assaggiati, mi ha detto che devono venire fuori proprio così!
@Araba
12 Aprile 2012 at 17:56sono prorpio delle belle scoperte, che da culinarie, diventano poi 'umane'!
😉
Stupendo!! Non conoscevo I covrigi, sono davvero bellissimi!
12 Aprile 2012 at 20:15…. Anche io chiedo sempre come si mangia in un Paese che non conosco!! 🙂
che bellina questa storia! noi al nido si fece una festa multi-etnica, in cui ognuno doveva portare un dolce della propria terra, fu bellissimo. all'epoca non ero ancora celiaca e assaggiai delle baklava mitiche, e poi brownies, e dolci rumeni e pakistani.
12 Aprile 2012 at 22:58una cosa carinissima.
e questi govrigi sono proprio deliziosi, mi fanno venire in mente i bagels, hanno proprio un'aria mitteleuropea peraltro.
A me invece ricordano i Pretzel (che in certe parti della Germania vengono panificati in diverse varianti). Bellissimo il progetto di integrazione a scuola. E chissà come era contenta anche Tatiana!
14 Aprile 2012 at 15:21Lizzy
ormai è una fissa….!!!
lagaia
si, è sempre una bella esperienza!
povna
14 Aprile 2012 at 18:55la forma è simile, ma sapore e consistenza diverse… Puoi provarci e scoprire altre differenze!
Paese che vai usanza che trovi…bella questa ricetta, non ne avevo mai sentito parlare…grazie della dritta…sei stata bravissima!!
17 Aprile 2012 at 20:28Sono belli però, simil pretzel come dici tu 🙂
18 Aprile 2012 at 16:01In effetti la parola pretzel sembra più semplice di quella "crovigi" 😀
Una novità culinaria è sempre ben accetta!
Sono felice d'averti trovata!:)
Paola
Ciao ti volevo invitare a partecipare al contest "Il dolce della vita"
http://dolciricette.blogspot.it/2012/04/il-dolce-della-vita-contest.html
Ti aspetto!!
21 Aprile 2012 at 13:16Ahhh… Anche io son cosî! Scoprir tutto sul cibo, dalle ricette ai prodotti… Non tindico come inquisisco la collega brasilian o quella polacca o quella indiana 😉 …bello scoprir stinpani tipo pretzel… Da provare!
25 Aprile 2012 at 9:42Buoni e bellissimi nella forma 🙂
Buona serata
2 Maggio 2012 at 18:36anch'io la prima cosa che chiedo a chi torna da una vacanza è cos'ha mangiato di buono… e naturalmente quando parto tento di assaggiare ogni cosa commestibile del luogo…. è così bello scoprire nuovi sapori, accostamenti, ingredienti, tradizioni legate ai cibi!!! e questi covrigi devono essere deliziosi!!!!
10 Luglio 2012 at 19:17Anche la tappa rumena è giunta al termine e scusandomi per il ritardo ho finalmente aggiornato la pagina dell'abbecedario: http://abcincucina.blogspot.com.es/2013/03/d-come-drob.html.
7 Aprile 2013 at 14:30Grazie per aver partecipato…benvenuta nel nostro viaggio e ti aspetto in Francia!
Aiu'